LA NOSTRA STORIA

LE ORIGINI

Nel 2011 l’Italia ha festeggiato il 150° anniversario dell’Unità Nazionale, frutto di quel vasto movimento intellettuale, politico e popolare che chiamiamo Risorgimento e che l’ha portata a conquistare la sua identità di Nazione. L’’episodio più eclatante e leggendario fra i molti che hanno contribuito al raggiungimento dell’Unità Nazionale è certamente la spedizione dei Mille, i volontari che hanno seguito il generale Garibaldi salpando da Genova il 6 maggio 1860 e sbarcando in Sicilia l’11 maggio nell’impresa di liberare le regioni meridionali perché venissero annesse al nuovo Stato Italiano. Dei mille volontari che si sono arruolati circa 180 erano di Bergamo, come pure bergamasca è l’origine della pregiata tintura rosso fuoco delle camicie che ancora oggi contraddistingue il mito di Garibaldi e dei Garibaldini. I documenti storici e le testimonianze attestano che più della metà dei bergamaschi che decisero di partire aveva meno di 22 anni. Quando si radunarono alla stazione ferroviaria della città per la partenza, alcuni erano accompagnati da amici e familiari, altri si nascondevano per non essere visti, perché la loro scelta era considerata dai loro cari una follia. Ma la loro impresa divenne Storia e al tempo stesso leggenda. Nel 1960, cento anni dopo, Bergamo ha ottenuto ufficialmente il permesso di fregiarsi del titolo “Città dei Mille”, a perenne ricordo del sacrificio di questi volontari.

LA STORIA D’ITALIA ATTRAVERSO LA MUSICA

Nel 1971 le Associazioni Combattentistiche e d’Arma di Bergamo sentirono l’esigenza di fondare un gruppo musicale che prendesse le radici da questi fatti storici. Il compito affidato ai musicanti, reclutati un po’ da tutta la Provincia, era semplice ma anche ambizioso: portare fra la gente, nelle strade e nelle piazze, la storia d’Italia attraverso la musica, a partire dai valori della propria città di appartenenza. Il nome prende spunto dall’evento storico che più di tutti ha lasciato il segno a Bergamo, e così di conseguenza la divisa, composta dai pantaloni grigio azzurri e dalla camicia rossa. Nei suoi primi anni di vita la Fanfara “Città dei Mille” è principalmente una formazione a vocazione militare, cosa che si ripercuote sul tipo di manifestazioni a cui prende parte così come sul suo repertorio. Nel corso degli anni l’impronta prettamente militaresca si attenua, l’identità della fanfara si trasforma e si apre verso nuove possibilità. L’evoluzione che in generale investe un po’ tutte le formazioni bandistiche, tocca anche alla fanfara, che accanto ad inni e marce comincia a proporre adattamenti ai brani di musica classica, originale per bande dei grandi compositori europei sfociando anche nei generi di swing, pop e rock. Oggi la fanfara è una formazione in grado di offrire concerti dal repertorio variegato e multiforme. Merito del duro lavoro dei musicisti, e della capacità dei maestri che si sono succeduti in questi 42 anni: Luigi Falchetti, Oliviero Cossali, Adriano Varischetti, Danilo Belotti, Maurizio Bazzana, Luca Ponti, Fabio Morzenti e oggi Michele Morettini.

IL LEGAME CON LA CITTA’

Il 17 dicembre 2011, nel 40° anniversario di fondazione, la Fanfara ha ricevuto dal Comune di Bergamo l’attestato di civica Benemerenza per aver portato il nome della Città dei Mille nel mondo. Nonostante sia uno dei gruppi musicali di tipo bandistico che più hanno viaggiato, in Italia, in Europa e nel Mondo, con centinaia di trasferte all’attivo, la fanfara ha sempre mantenuto un grande affetto per la propria città, e il riconoscimento ottenuto è una dimostrazione che tale sentimento è ricambiato. Dalle numerose presenze alle celebrazioni della Festa della Repubblica il 2 giugno, alle esibizioni per la Festa dei Bergamaschi nel mondo che ha visto arrivare centinaia di famiglie di emigrati, dalle cerimonie civili di commemorazione di eventi militari e civili (la battaglia di Montelungo, il passaggio della fiaccola Olimpica in occasione dei Giochi invernali di Torino 2006), fino ai tradizionali auguri di Natale che la fanfara non manca di porgere ogni anno l’ultima domenica prima delle Feste, sfilando nelle vie del centro e suonando tradizionali brani natalizi. Fino ad arrivare al grande concerto nella meravigliosa Piazza Vecchia, la più bella e la più amata da bergamaschi e turisti, dove la fanfara ha celebrato nel 2011 l’anniversario dell’Unità d’Italia con un’esibizione tutta dedicata alla musica italiana, inaugurando allo stesso tempo una consuetudine che la vuole esibirsi in quella piazza ogni anno. Quest’anno la fanfara ha avuto anche l’onore di suonare nel teatro Donizetti per un evento di beneficenza, tagliando un altro prestigioso traguardo nella propria storia. La possibilità per un gruppo come la fanfara di calcare un importante palco generalmente riservato ai musicisti professionisti è stata davvero unica e ha riempito d’orgoglio e di emozione tutti i componenti del gruppo.

LA MUSICA CHE CREA FRATELLANZA

“La musica ha sempre creato autonomia di pensiero, dolcezza di sentimenti, conoscenza di ideali, sentimenti di orgoglio, di competitività, ma anche di fratellanza”. Le parole di Antonio Rodari, presidente del Comitato d’Intesa tra le Associazioni Combattentistiche che ha dato vita alla fanfara, esprimono in modo molto efficace lo spirito con cui questa formazione musicale ha viaggiato per 50 anni in lungo e in largo in Italia e in Europa, superando per due volte anche i confini del Vecchio Continente, nel 2001 negli Stati Uniti a Branson (Missouri) per il World Fest e nel 2004 a Syzran, in Russia, in occasione del Festival Trombe Argentine del Volga”. Ovunque va la fanfara è orgogliosa di rappresentare Bergamo e l’Italia, felice di incontrare le comunità che la accolgono, curiosa di conoscere le tradizioni locali e di incontrare gli altri gruppi musicali presenti, anche perché spesso da questi incontri nascono nuove collaborazioni, scambi e occasioni per nuovi viaggi e avventure. In Italia la fanfara è stata innanzitutto presente nelle grandi commemorazioni dell’impresa garibaldina: per 3 anni è stata invitata a Marsala per celebrare lo sbarco dei Mille, ed è stata presente anche in molte altre località simbolo del Risorgimento come Bezzecca (Trento), Venaria Reale (Torino), e in particolare Nizza, città Natale di Garibaldi che nel 2011 ha ospitato un’importante manifestazione in onore dell’Eroe dei due Mondi, alla presenza della discendente Anita Garibaldi. Numerose sono state poi le manifestazioni di tipo militare, come il radunoo nazionale dei Fanti a cui la fanfara ha preso parte in diverse occasioni, ma anche religioso, tra cui ricordiamo nel 2008 la celebrazione dell’Anno giovanneo a Roma per il 45° anniversario della morte di Papa Giovanni XXIII, il papa bergamasco. Tra le altre numerose trasferte ci sono manifestazioni musicali, sportive e culturali dii vario genere, in particolare il Carnevale, che la fanfara ha festeggiato con la sua musica in molte località prestigiose tra cui Ivrea, dove si celebra la famosa battaglia delle arance, e Venezia, dove la fanfara si è esibita in Piazza San Marco in un tripudio di maschere e colori. Altre importanti manifestazioni da ricordare sono “Sanremo in fiore”, la sfilata dei carri floreali che si tiene nella località ligure trasmessa in diretta dalla Rai a cui la fanfara ha preso parte nel 2011, e il Festival internazionale bande musicali di Giulianova (Teramo) dove il gruppo si è guadagnato nell’edizione del 2009 il premio come miglior banda da parata. Merito anche della presenza del gruppo Majorettes Compatrum di Roma, incontrati durante un viaggio e da cui è scaturita una collaborazione che speriamo possa portare altri frutti.

Francia, Germania, Austria, Spagna e Svizzera sono stati i Paesi visitati dalla fanfara in innumerevoli occasioni, in cui i musicisti sono stati accolti sempre con grande calore e hanno avuto modo di esibirsi davanti alle autorità civili e militari, ai Consolati italiani, ai Municipi, alle Comunità locali. I giornali locali hanno spesso dedicato spazio alle esibizioni del gruppo bergamasco, che ha avuto anche l’onore di esibirsi in diretta televisiva sulla rete nazionale austriaca a Vienna nel 1980, e di veder trsmessa dalla tv tedesca la registrazione di un concerto tenuto a Mannheim nel 1984. La fanfara è stata molto spesso ospite delle comunità emigrati italiani, in qualche caso bergamaschi, che hanno voluto rendere omaggio alla propria terra d’origine attraverso la musica (Neuchatel, Roanne, Ginevra), oppure è stata invitata per iniziative dedicate alla cultura italiana (Geilenkirchen, Landau, Landshut). Anche in questo caso sono numerose le partecipazioni a feste di Carnevale, in particolare nelle rinomate località della Costa Azzurra, e o per feste di varia natura in cui la fanfara era presente in rappresentanza dell’Italia insieme ad altri gruppi provenienti da tutto il mondo. La possibilità di entrare in contatto con gruppi musicali provenienti da tutta Europa è davvero preziosa perché la musica consente di entrare in immediata sintonia, superando ogni ostacolo dovuto alle lingue o alle culture differenti. Ed è in questo senso che l’orgoglio di rappresentare il proprio Paese si sposta pienamente con l’apertura verso gli altri.

LA MUSICA CHE RIEMPIE LA VITA

La fanfara suona per il pubblico, suona per le autorità, suona per e con gli altri gruppi musicali. Ma ciascun componente, che in un giorno qualsiasi della sua vita ha deciso di dedicare tempo, fatica e denaro per un’attività completamente volontaria, suona anche per se stesso. Qualsiasi descrizione del valore culturale di cui sono portatori i gruppi bandistici sarebbe incompleta se non sottolineasse anche ciò che questa esperienza regala al singolo musicista e alle persone che gli sono vicine. E in un territorio come la provincia di Bergamo, in cui esistono oltre cento tra bande, fanfare e in generale formazioni di strumenti a fiato, il fenomeno ha una portata non indifferente. Le bande, rappresentano per tantissime persone il modo più accessibile, anche dal punto di vista economico, per iniziare a studiare la musica e a maneggiare uno strumento. Da qui può nascere in qualche caso una carriera da professionista, oppure può iniziare una vita da bandista che magari si esprime in una pluralità di esperienze musicali di vari genere. Nel peggiore dei casi, se la strada viene abbandonata, resta un’esperienza che ha portato qualcosa di nuovo nella propria vita e che difficilmente si dimentica. Non c’è niente come suonare che insegni allo stesso tempo ad ascoltare la musica, apprezzandola a pieno, magari avvicinandosi per la prima volta a generi come la musica classica e l’opera. Suonare in una banda significa far parte di un gruppo di persone le più eterogenee possibili, perché non sono accomunate dal lavoro, dall’età, dalle idee politiche, dal tipo di ambiente che frequentano, ma unicamente dalla voglia di fare musica insieme. Significa rispettare delle regole scritte, ben precise e necessariamente uguali per tutti, perché senza è impossibile raggiungere il risultato. Significa imparare ad ascoltare se stessi per prendere coscienza del proprio suono, e allo stesso tempo imparare ad ascoltare gli altri; significa sapere quando è il momento di essere protagonisti e far uscire la propria voce, e quando invece sono gli altri a dover emergere, per cui occorre accompagnare senza prevaricare; significa saper scherzare e divertirsi e saper diventare seri quando è il momento di impegnarsi; significa rispettare il maestro che è si un capo, ma il cui compito è far emergere il meglio di tutti; significa dare il meglio sul palco del teatro più prestigioso come sulla piazza del più piccolo paesino, davanti a mille come davanti a dieci persone. La forza di questa esperienza culturale, educativa e sociale, fa sì che le realtà come la Fanfara Città dei Mille siano più vive che mai, seppur in un’epoca in cui non mancano le possibilità di coltivare gli hobby più svariati, in cui la musica viene vista come mero bene di consumo e tutto quello che è “bandistico” tende spesso ad essere considerato come qualcosa di vecchio o fuori moda. Al contrario, lo sforzo è quello di partire dalle proprie radici per evolversi e migliorarsi sempre, proponendo esibizioni originali e di qualità.

LA FANFARA TRA PASSATO E FUTURO

“Chi scrive non sa di musica, se non quanto gli insegna il cuore, o poco più; ma nato in Italia, ove la musica ha patria, e la natura è un concento, e l’armonia si insinua nell’anima con la prima canzone che le madri cantano alla culla dei figli, egli sente il suo diritto, e scrive senza studio, come il core gli detta…”

E’ l’incipit di “Filosofia della musica”, un piccolo saggio scritto nel 1833 da Giuseppe Mazzini, uno dei grandi pensatori e padri intellettuali del Risorgimento. Mazzini aveva una grande passione per la musica, tanto che pare la chitarra fosse sua compagna inseparabile anche nei periodi di esilio. In questo scritto, Mazzini auspicava che la musica potesse prepararsi a conoscere un’importante evoluzione e che proprio dalla sua amata Italia potessero nascere le fondamenta per una nuova “cultura musicale europea”. Era il periodo in cui sul palcoscenico musicale si stavano affacciando grandi compositori, fra cui i coetanei Giuseppe Verdi e Richard Wagner. Forse non a caso erano anche gli anni in cui in Italia e in tutta Europa stava esplodendo il fenomeno delle formazioni bandistiche, che nascevano praticamente in ogni piccolo paese, regalando un nuovo passatempo a tantissime persone, portando la musica fuori dai luoghi “ufficiali”, allora inaccessibili alla maggior parte della gente, inaugurando l’attività musicale cosiddetta amatoriale che per molto tempo è stata considerata superficialmente come “di serie B”, ma che invece ha raggiunto oggi livelli di impegno e professionalità ragguardevoli. E se Mazzini nel suo saggio invocava l’avvento di personalità geniali, in grado di guidare le giovani generazioni verso l’innovazione e il futuro, è la sua stessa esperienza personale di semplice appassionato di musica a dirci quanto importante sia, accanto ai geni e ai professionisti, la diffusione dell’amore per la musica e la profonda fiducia nel fatto che essa sia un potente mezzo per unire i popoli, al pari degli ideali di democrazia e di pace. La Fanfara Città dei Mille crede fortemente nella propria attività musicale come una valida espressione culturale che arricchisce il proprio territorio, ma che può anche diventare un importante volano per guardare oltre i confini e organizzare manifestazioni e incontri con altre formazioni musicali italiane e straniere e che magari, traendo spunto dalla musica bandistica, possano allargarsi a veri e propri scambi culturali non esclusivamente di carattere musicale. La musica insomma, in quanto linguaggio immediato e comune a tutti i popoli, può fare da apripista per un incontro più stretto e approfondito con le città di tutta Europa e perché no, del mondo.